
Read in English: Looking at Gender and Sexual Diversity with IFS
La discussione riguardo diversità in ogni suo aspetto è in espansione e, dunque, molte persone cominciano ad esplorare le proprie diversità. In questo articolo, prestiamo attenzione ad alcune idee relativamente nuove che riguardano il genere e la sessualità con particolare attenzione a come il modello IFS sembri essere molto ben attrezzato per abbracciare la diversità umana.
Per cominciare, voglio presentare alcune parole utilizzare per descrivere genere e sessualità in quanto molta gente ancora non ne ha familiarità.
Secondo l’organizzazione WHO (World Health Organization) ciò che indichiamo con la parola “genere” è un serie di caratteristiche che descrivono uomini, donne, bambini, bambine ecc. e tali caratteristiche sono “costrutti sociali”. Lo stesso genere, di conseguenza, differisce da una cultura ad un’altra. Queste norme sociali hanno enormi implicazioni che includono e toccano tutti gli aspetti della nostra vita e che sono proiettate su una persona fin dalla nascita (ed anche prima della nascita stessa). Da una “bambina”, per esempio, ci si aspetta che indossi colori rosa, che giochi con le bambole e che si comporti in modi consoni alla nostra cultura occidentale.
Le idee di “fardello” (o onere) e di “parti” possono aiutarci a descrivere l’esperienza di genere. Sappiamo che le parti hanno una modalità di esistenza “salutare” in cui esse compiono i loro compiti senza essere governate da paura. Cosa accadrebbe se cominciassimo a considerare una persona, fin dalla nascita, come una molteplicità di parti e che, se il mondo esterno offre sufficiente supporto, tutte queste parti possono sentirsi benvenute a possono crescere in armonia? Ogni parte può avere un suo proprio genere e spesso, all’interno dello stesso sistema interiore, ci sono parti che vogliono essere chiamate con il pronome “lui” ed altre con il pronome “lei”. Alcune parti non hanno un genere, o il loro genere non è rilevante per il loro ruolo nel sistema interiore. Alcune parti correggono il terapista o il cliente stesso quando ci si rivolge loro con il genere sbagliato.
La maggioranza delle persone identifica il proprio genere (che è un costrutto sociale) con il sesso del proprio corpo (un attributo fisico – ne parlerò più a fondo più in là). Queste persone godono del privilegio di non dover mettere in questione le loro identità di genere ed il nome dato a queste persone è “cisessuale”. In un sistema cisessuale ci possono essere parti con un genere diverso da quello della persona, ma è raro che tali parti abbiano dei fardelli relativi al genere e, quindi, queste parti generalmente non emergono durante le sedute di terapia IFS.
Fardelli di genere
Coloro i quali non sono cisessuali spesso devono intraprendere un viaggio interiore per trovare e liberare la propria identità di genere (in altre parole, ricercano quale idea di genere, socialmente costruita, risuoni con loro a prescindere dalla componente fisica del sesso loro assegnato) e della propria espressione di genere (cioè il modo in cui una persona voglia esprimere e mostrare la propria identità di genere al mondo). Alcune persone decidono di cambiare il pronome con cui vogliono essere chiamati, ma ciò è possibile solo in alcune lingue e culture. Per molti, ad ogni modo, il pronome è solo una piccola parte del loro percorso.
In un sistema non-cisessuale spesso troviamo parti che sono, come minimo, confuse dal fatto che la società consideri, e si aspetti, che tutti siano cisessuali. Norme di genere sono tessute in ogni angolo della società. Ogni comportamento, hobby, modo di pensare, parlare, camminare, acconciare i capelli è, in qualche modo, associate al genere. Il sistema, per poter far parte della società, esilia con accuratezza tutte le parti che rappresentano una deviazione troppo evidente dalle aspettative della cisessualità. Mi riferisco a tutti i bambini che hanno dovuto rinchiudere, negli angoli più remoti della loro psiche, quella parte di loro che voleva giocare con le bambole. Parlo anche di quelle bambine che sognano di poter giocare a calcio e che, invece, sono mandate a lezioni di danza.
Il meccanismo per cui, a partire da una giovane età, questi sistemi imparano ad esiliare parti che hanno caratteristiche non-cisessuali è la vergogna. Il sistema internalizza le norme sociali apprendendole dal sistema esterno e creando dure parti critiche con il compito di sorvegliare il sistema interno per assicurarsi che le parti con caratteristiche non-cisessuali siano bloccate e non si esprimano. Queste parti esiliate, ricevendo continuo criticismo (prima dal sistema esterno, e poi dalle parti critiche interne), portano ciò che chiamo “fardelli di genere”. Questi sono profonde ferite che queste piccole parti hanno subito semplicemente perché il sistema esterno non può far spazio per le differenze di questa giovane persona il suo Self non è ancora pienamente disponibile.
Bullismo omofobico e, più precisamente, bullismo di genere
Molti considerano genere, sesso e sessualità come un’unità sola e ciò è dovuto al fatto che la maggioranza della popolazione considera loro dalla prospettiva di una persona eterosessuale e cisessuale. Ciò ha, ovviamente, avuto influenza sulla creazione di varie forme di psicoterapia create, a loro volta, da uomini eterosessuale e cisessuali.
IFS ci aiuta a resettare il linguaggio che usiamo quando esploriamo il mondo interiore nostro, sia quello di clienti, amici e persone che amiamo. Con umiltà, e senza credere di avere conoscenze superiori a ciò che il sistema stesso della persona che soffre abbia, il terapista/praticante IFS cerca di capire quali parti del cliente abbiano dei fardelli.
Spesso i membri della comunità LGBTQI+ hanno sopravvissuto anni di critiche provenienti da un mondo a cui non piaceva la loro diversità. Queste persone hanno avuto esperienze che vanno dall’essere ignorati e marginalizzati, all’essere vittime di bullismo o di violenza fisica. I membri della comunità LGBTQI+ portano i fardelli derivanti da molti anni di interazioni traumatiche con il mondo. È importante, per rispettare questa sofferenza, che noi tutti diventiamo più consapevoli del linguaggio che usiamo. Di solito parliamo solo di bullismo omofobico in questi casi e la gente parla di omofobia internalizzata, ma ci siamo mai chiesti se stiamo utilizzando il linguaggio corretto?
La mia esperienza da ragazzino cresciuto nel sud Italia che, definitivamente, non rappresentava lo stereotipo di “mascolinità sud italiana”, è stata piena di commenti negativi diretti a come muovevo i miei polsi fin dall’età di 8 anni. Non possiamo chiamare questi commenti “omofobici” semplicemente perché, a quell’età, non avevo alcun desiderio sessuale e non lo avevano neanche coloro che facevano quei commenti. Quei messaggi volevano colpire non la mia sessualità, ma la mia espressione di genere, che si sviluppa prima e indipendentemente dalla sessualità. Sono stato, innanzi tutto, vittima di bullismo di genere.
Sono convinto che la maggioranza dei membri della comunità LGBTQI+ non vengano rispettati perché agiscono e parlano in modi che non sono in linea con gli standard di genere. È molto probabile che una persona gay, la cui espressione di genere è uguale a quella di una persona cisessuale eterosessuale, non abbia ricevuto nessuna forma di bullismo prima di diventare consapevole della propria sessualità. Una tipica forma di protezione nella comunità gay è quella di sviluppare parti protettrici che simulano il comportamento di uomini cisessuali eterosessuali per evitare bullismo. Tutto ciò non ha molto a che vedere con le preferenze sessuali di queste persone.
È molto probabile che gli specialisti del settore psicologico abbiamo usato il termine “bullismo omofobico” per indicare bullismo diretto sia all’espressione di genere che alle preferenze sessuali di una persona. Ciò è dovuto al fatto che, culturalmente, abbiamo la tendenza a sovrapporre i concetti di genere e sesso.
Credo che sia molto utile che le persone che usano il modello IFS esplorino i fardelli che porta il sistema, sia di genere che no, perché liberarsi di tali fardelli ed i processi di integrazione delle parti nel sistema dopo che si sono liberate dei fardelli ha un effetto sul sistema che è diverso dall’effetto che si ha quando si trattano fardelli sessuali. Quando ci liberiamo di fardelli di genere, il sistema può trovare più armonia nel modo in cui si esprime mentre cammina, fa compre, studia, dorme e, forse, anche quando fa sesso. Quando ci liberiamo di fardelli sessuali, ci aspettiamo che il sistema abbia delle esperienze sessuali più soddisfacenti.
Il Self ed il genere
Per concludere questa piccola introduzione all’argomento del genere voglio parlare delle qualità maschili e femminili del Self. Il Self ha un genere?
Se pensiamo alle 8 C del Self, e se ci ricordiamo che il genere è un costrutto sociale, possiamo provare a considerare alcune delle C del Self come più femminili” (perché sono qualità ricettive e passive), ed altre come più “maschili” (in quando più attive).
Metterei compassione e calma tra gli aspetti più femminili dell’energia del Self, mentre metterei coraggio e confidenza tra gli aspetti più maschili. Ho difficoltà a classificare le qualità rimanenti (connessione, curiosità, chiarezza e creatività) some più maschili o più femminili. L’unico autore che affronta quest’argomento è Frank Anderson in “Transcending Trauma”, in cui si differenzia tra un Self spirituale (che non ha un genere o un orientamento sessuale), ed il Self umano, che ha preferenze di genere e sesso.
Credo che non ci sia ancora un modo definitivo per decidere se e come il Self abbia un genere ed invito chiunque fosse interessato a fare una esplorazione del proprio sistema. IFS ha aperto delle nuove ed interessanti modalità di esplorare il nostro mondo interiore ed ancora non sappiamo come la gente abbia esperienza del proprio Self relative of genere e sessualità. Ciò che sembra vero per il mio sistema è che il mio Self umano non ha un genere, mentre alcune delle mie parti hanno un genere proprio. Il mio Self è al servizio dei bisogni di genere delle mie parti ed è di supporto a tali parti.
Quando si parla di sessualità, percepisco che il mio Self non risuona con il concetto di sesso. C’è della risonanza con l’idea che il sesso del mio corpo è maschile e che a me vada bene, ma non tanta risonanza con le preferenze sessuali. Anche qui, noto che il mio Self è in supporto delle parti che hanno bisogni sessuali e non vedo il Self coinvolto attivamente nel sesso. Io credo, dopo tutto, che il Self sia uno stato di coscienza di natura energetica ed eterea più che fisica.
In conclusione, sono convinto che ognuno abbia la propria esperienza di Self, genere e sessualità. Spero che questo articolo abbia stimolato una voglia di approfondire la conoscenza e consapevolezza nell’ambito di sessualità e genere.
Ho grande fiducia nel modello IFS e nel suo potenziale di aiutare a guarire le persone ed il mondo intero. Spero che le mie parole contribuiscano alla guarigione della comunità LGBTQI+.
Author
Alessio Rizzo is a Level 3 certified IFS psychotherapist specialised in gender, sexual and neuro diversity. www.therapywithalessio.com
1 Comment
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Grazie Alessio per questo articolo molto interessante. Sono uno psicoterapeuta italiano che da un po’ segue l’IFS, ho letto vari libri e ora sto facendo il programmo IFS online circle. Come giustamente hai scritto in Italia è ancora molto poco conosciuto, purtroppo. Mi ha incuriosito l’ultima parte dove parli della tua esperienza rispetto al concetto di sesso e di Self. In relazione a questo sto seguendo il lavoro di Patricia Rich che individua 6 qualità dell’energia sessuale del Self (sicurezza, sensualità, spaziosità, sensibilità, steam (che potrebbe essere tradotto come una sorta di calore positivo legato all’eccitazione) e soddisfazione. Mi domando cosa ne pensi al riguardo… il mio Sé risuona abbastanza con queste qualità. Un caro saluto con l’augurio di poterci un giorno incontrare. Andrea